Indipendentemente dall’esito del procedimento giudiziario instaurato innanzi al TAR che – salva l’eventuale impugnazione al Consiglio di Stato – potrebbe giungere nel giro di qualche anno, l’elemento principale di preoccupazione è rappresentato dai tempi processuali necessari per decidere la causa, questi potrebbero allontanare la realizzazione del progetto della scuola di Renzo Piano.
Si ritiene, quindi, doveroso puntare l’attenzione su un fatto forse sfuggito ai più, vale a dire che, scaduta la concessione del mattatoio nel lontano 2003, nessuna delle Amministrazioni comunali, che si sono succedute da allora, ha trovato una soluzione. Basti pensare che, in base a quanto risulta dall’ordinanza di sgombero, dal 2003 ad oggi sembra che il mattatoio sia stato gestito senza un titolo abilitante ovvero, come dicono i giuristi, “sine titulo”.
In tutto questo tempo, chi aveva la responsabilità politica di prendere delle decisioni non si è occupato della vicenda e quando lo ha fatto non ha portato fino in fondo le proprie scelte.
Eppure si potevano adottare varie soluzioni, ad esempio si poteva rinnovare la concessione al Consorzio oppure chiedere – già allora – il rilascio della struttura o, infine, fare una gara pubblica per una nuova gestione.
Ferme restando le eventuali responsabilità dell’Amministrazione De Donatis, alla quale va comunque riconosciuto il merito di aver richiesto il rilascio del mattatoio nel 2017, si ritiene che sull’intera vicenda pesino come un macigno le responsabilità politiche e l’inerzia delle precedenti Amministrazioni nell’affrontare il problema.
Queste avrebbero potuto e dovuto individuare negli anni passati un’area adeguata dove far costruire un nuovo mattatoio lontano dal centro urbano, ma soprattutto avrebbero dovuto controllare e decidere il da farsi alla scadenza della concessione.
Il modo in cui Sora è stata amministrata negli ultimi decenni, purtroppo, continuerà a produrre effetti ancora per molto tempo sulla città, basta volgere lo sguardo verso la ex Tomassi per averne una conferma.
Ora si corre il rischio di perdere la scuola di Renzo Piano, l’unica mai progettata dal famoso architetto. Un’opera che avrebbe contribuito a far conoscere Sora nel mondo e che – si è certi –avrebbe avuto delle ricadute positive non solo per l’immagine della città, ma anche per il contesto economico.
Resta solo una domanda: dopo aver perso tante occasioni nel passato, Sora può permettersi il lusso di perdere anche questa?
Con l’occasione si porgono cordiali saluti.
Sora, 31 gennaio 2019
Il Portavoce
Fabrizio Pintori
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