Per quanto concerne la rete ospedaliera per acuti, la razionalizzazione ha riguardato l’offerta di posti letto (che ha coinciso spesso con il taglio degli stessi), nonché dei percorsi di cura. Pertanto, si assiste alla volontà di trasferire dall’ambito ospedaliero verso quello territoriale un insieme di attività. In particolar modo, quelle legate alla gestione delle patologie croniche e delle piccole urgenze, e ciò per evitare che queste trovino una risposta non appropriata nelle strutture ospedaliere. Si evidenzia che con il termine “appropriatezza” si intende che, per ricevere le cure, non era necessario rivolgersi ad un presidio ospedaliero, distogliendone competenze e risorse.
Come accennato la riorganizzazione sanitaria punta al potenziamento dell’assistenza territoriale. Questa può essere descritta come l’insieme delle attività quali: prestazioni sanitarie dirette alla prevenzione; trattamento delle malattie e degli incidenti di minore gravità più frequenti e diffusi; trattamento delle malattie e disabilità ad andamento cronico (salvo che necessitino di prestazioni specialistiche).
Lo strumento individuato dalla Regione per potenziare l’assistenza territoriale è quello della “Casa della Salute” (un’articolazione del Distretto Sanitario), il cui obiettivo primario è di fornire dei percorsi diagnostico terapeutici per i malati cronici, per ridurre, come sopra accennato, gli accessi impropri ai Pronto Soccorso ed i ricoveri ripetuti in ospedale.
Si tratta di un progetto nato qualche anno fa in Emilia Romagna e Toscana, ove comunque non sembra che riesca a decollare ed anche nella provincia di Frosinone pare che stia seguendo un analogo destino. Quali sono i motivi alla base di un probabile futuro insuccesso?
Innanzitutto, si deve far presente che nella provincia di Frosinone erano attivi in passato ben 13 nosocomi, ad oggi ridotti a quattro (salvo un’eventuale ulteriore riduzione per l’accorpamento tra l’ospedale di Alatri e quello di Frosinone). Alla chiusura degli ospedali è conseguita una diminuzione generale dell’offerta sanitaria sia di posti letto che di prestazioni. In base al Decreto n. 247/2014 del Commissario ad Acta (il Presidente Zingaretti) in provincia di Frosinone sono previste quattro Case della Salute (Pontecorvo, Atina, Ceccano-Ceprano e Ferentino). Appare subito evidente che sono numericamente insufficienti per le esigenze del bacino di riferimento. Inoltre, anche nella prima di esse aperta in provincia, vale a dire la Casa della Salute di Pontecorvo, non sembra siano stati completamente attivati tutti i percorsi diagnostici previsti. La mancata attivazione dei percorsi mina la completezza e la continuità dell’offerta sanitaria nel territorio. Inoltre, nell’attesa dell’apertura delle altre “Case” e dell’attivazione di tutti i percorsi le persone continuano a rivolgersi agli ospedali, alle strutture private o a quelle fuori provincia, con aggravio della mobilità passiva.
Un altro punto critico è rappresentato dal fatto che i medici di medicina generale (medici di base) possono scegliere di prestare il proprio servizio all’interno delle “Case”, ad esempio, in forma di turnazione aggiuntiva, ma è prevista anche la possibilità che questa diventi la sede esclusiva delle loro attività. Se il medico di base presta servizio all’interno della Casa della Salute, quali sono le conseguenze? È noto che i medici di base sono capillarmente distribuiti nel territorio garantendo un servizio di prossimità, “accentrarli” (se così si può scrivere) nella sede della “Casa” avrebbe ripercussioni, anche gravi, ai danni degli assisiti. Si pensi alle persone anziane o a quelle con problemi di mobilità che dovranno raggiungere la nuova sede magari a chilometri di distanza per un visita o una prescrizione (la semplice ricetta). Pertanto, si può facilmente intuire che molte persone si rivolgeranno, in caso di necessità, alle strutture ospedaliere intasando i Pronto Soccorso, proprio quello che si voleva evitare!
Infine, il bacino potenziale di utenza sarà ridotto alle persone dei paesi limitrofi a quello ove è situata la “Casa”, che sono affette dalle patologie che corrispondono a quelle dei percorsi diagnostico-terapeutici attivati. Tutte le altre persone continueranno a cercare risposta ai loro problemi di salute rivolgendosi ai presidi ospedalieri ancora in piedi ovvero alla sanità privata accreditata.
A tutto ciò, si deve aggiungere un ulteriore campanello d’allarme. Se verranno approvati i nuovi standard ospedalieri, verranno chiusi i presidi classificati come Pronto Soccorso situati a meno di un’ora di distanza dall'ospedale sede di D.E.A. di 1° livello di riferimento, salvo la concessione di una deroga. Questo potrebbe avere ripercussioni sul futuro dell’ospedale “Ss. Trinità” di Sora, nel Distretto C dell’A.S.L.. Infatti, l’attivazione delle Case della Salute potrebbe essere di ostacolo al rilascio della deroga. L’ipotesi è verosimile, nonostante le “Case” non siano in grado di sostituire un ospedale.
In base ai rilievi sopra descritti, si esprimono forti dubbi sull’appropriatezza del progetto delle “Case della Salute”, che forse sarebbe opportuno rivedere e riesaminare in toto.
In teoria, le Case della Salute dovrebbero essere in grado di fornire un’assistenza primaria attraverso le cd. funzioni di base, fra queste vi sono:
1) la medicina generale;
2) l’assistenza specialistica ambulatoriale con particolare riferimento alle discipline di cardiologia, ginecologia, pneumologia, diabetologia, oculistica, otorinolaringoiatria, chirurgia generale ed eventualmente angiologia, neurologia e malattie dell’apparato digerente;
3) ambulatorio infermieristico;
4) attività di diagnostica strumentale di primo livello (anche attraverso rapporti con strutture pubbliche o private accreditate);
5) area dell’accoglienza;
6) sportello CUP;
7) PUA;
8) area della sorveglianza temporanea;
9) area del volontariato e della mutualità.
Si tratta di un lungo elenco, al quale si potrebbero aggiungere ulteriori funzioni quali:
1) area cure intermedie ad elevata intensità assistenziale infermieristica;
2) assistenza ambulatoriale complessa;
3) centri territoriali per le emergenze;
4) centri antiviolenza;
5) assistenza farmaceutica;
6) attività fisica adattata;
7) funzione ambulatoriale per il trattamento del dolore cronico;
8) per le Case della Salute di maggiori dimensioni può essere previsto, nelle aree non metropolitane, un punto di primo intervento in collegamento con i Pronto Soccorso ed i D.E.A. più vicini;
9) telemedicina.
Infine, è prevista la possibilità che Pediatri di Libera Scelta (PLS) forniscano le loro prestazioni all’interno della Casa della Salute. In merito ai Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali, la vigente normativa prevede che devono essere attivati quelli per pazienti diabetici, cardiopatici e per quelli affetti da bronco pneumopatia cronica ostruttiva.
In conclusione, il completamento del progetto “Case della Salute” in base alle perplessità sopra esposte non sembra possa rappresentare la soluzione adatta ai problemi della sanità.
Fabrizio Pintori (Comitato Civico Art. 32 - Sora)
In conclusione, il completamento del progetto “Case della Salute” in base alle perplessità sopra esposte non sembra possa rappresentare la soluzione adatta ai problemi della sanità.
Fabrizio Pintori (Comitato Civico Art. 32 - Sora)
Nessun commento:
Posta un commento