Articolo apparso sul quotidiano L’Inchiesta di venerdì 5 giugno 2015 a cura del Comitato Civico Art. 32:
Il malato
al centro dell’attenzione! Questo è il leitmotiv che dovrebbe indirizzare le
scelte della sanità. E in provincia di Frosinone? La sanità gode di buona
salute (scusate il gioco di parole) oppure no? A sentir il cittadino comune la risposta è no. Ad analoga risposta si giunge analizzando il numero
delle strutture, dei posti letto e dell’offerta sanitaria in generale. Basti
ricordare che, in breve tempo, si è passati da tredici a soli tre presidi ospedalieri,
generando la paura, spesso tramutatasi in realtà, di non riuscire a trovare nel
territorio una risposta adeguata ai problemi della propria salute; costringendo
le persone bisognose di cure a rivolgersi altrove, magari a centinaia di
chilometri di distanza, con conseguente disagio ed aggravio di oneri da sostenere, anche da parte
dei familiari che li devono assistere.
È
sufficiente aggirarsi per i pronto soccorso, scorrere le liste d’attesa,
recarsi ad un centro prelievi e parlare con le persone o vedere quante di loro
sono costrette alla cosiddetta mobilità passiva, vale a dire, curarsi in
strutture situate fuori dalla provincia. Senza dimenticare la scelta di
affidare allo stesso primario reparti presenti anche negli altri ospedali. Per
non sottacere della decisione di strutturare i laboratori di analisi
ospedalieri secondo il modello “Hub & Spoke” (letteralmente: “mozzo e
raggi”) che comporta ogni giorno l’invio di un numero elevato di provette dagli
ospedali di Cassino e Sora verso quello di Frosinone (per svolgere analisi che
una volta erano effettuate in loco) correndo il
rischio che i campioni possano danneggiarsi durante il viaggio.
Per le persone la
politica, quella con la “p” minuscola, è la responsabile della situazione. Infatti, la realtà provinciale, al momento, è ben altra ed
è lontana dai toni di successo o rassicuranti espressi recentemente sugli
organi di stampa da Zingaretti. Al riguardo, si è notato che nelle ultime settimane vi è
stata una sorta campagna mediatica - con vari articoli apparsi sui mass media -
volta ad informare la provincia sulla qualità e sul miglioramento, attraverso
investimenti mirati, dell’offerta sanitaria. Basti pensare che sono state
fortemente pubblicizzate le aperture delle Case della Salute, dell’Hospice,
della R.E.M.S. (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza). Anche
l’aumento dei posti letto è stato ben pubblicizzato (peccato che si tratti di
posti letto programmati ed attivabili in base al personale disponibile!).
Sembra quasi che si voglia far passare il messaggio che non ci siano
particolari problemi e che la sanità stia raggiungendo nuovi traguardi ed il
suo futuro sia radioso. A questo punto viene da domandarsi: perché il
Presidente Zingaretti ed il suo partito hanno avvertito questa necessità? Se le
scelte politiche e programmatiche compiute sono valide e risolvono i problemi
della sanità pubblica provinciale non dovrebbe sussistere questa necessità di
chiarimenti o rassicurazioni. Anzi il Presidente e la sua maggioranza
dovrebbero fare “la gara” per curarsi - in caso di necessità - in provincia di
Frosinone.
La
sensazione avvertita dalla gente è che la politica abbia
sempre premiato Roma (vista come responsabile della maggior parte degli sprechi
e fonte di dissipazione dei fondi pubblici destinati alla Sanità) con il suo
grande bacino elettorale, a discapito delle province. Sensazione acuitasi,
soprattutto, nell’attuale momento storico che, a causa del piano di rientro, ha
comportato grandi sacrifici nel resto della regione pur di evitare o ridurre al
minimo i tagli sulle strutture romane.
La
domanda, pertanto, è: quale futuro la Regione ha riservato per la sanità nella
nostra provincia? Per rispondere bisogna analizzare alcuni dati.
Fermo
restando che si riconosce che, finalmente (!), dopo mesi di proteste e varie
manifestazioni condotte da vari comitati e associazioni, dovrebbe arrivare un
po’ di personale tra cui: 5 neurologi, (necessari per garantire
l’apertura ed il funzionamento dell’Unità Terapia Neurovascolare dell’ospedale
di Frosinone-Alatri); 2 medici per il Dipartimento di Emergenza di
Frosinone-Alatri; 10 infermieri e 4 ausiliari. Si deve sottolineare come queste
assunzioni rappresentino un goccia nel mare. Tutti gli ospedali
stanno affrontando una situazione sempre più critica. Per cercare di rispettare
i Livelli Essenziali di Assistenza (L..E.A.) è quanto mai urgente procedere
all’assunzione di svariate figure professionali, non per potenziare i reparti, ma
per consentirne l’ordinario funzionamento, considerato che si reggono
sull’apporto ed il sacrificio di pochi medici. Questi, in molti casi, non hanno
neanche la possibilità di “turnare” o di andare in ferie per mantenere aperti i
loro reparti. Invece, si continua a ricorrere alle prestazioni straordinarie
esterne che alla lunga - come riconosciuto dalla Corte dei Conti con Sentenza
n. 33/2015 - sono meno convenienti dell’assunzione di medici a tempo
indeterminato.
Inoltre, scorrendo l’elenco dei D.C.A. (Decreti del Commissario ad Acta),
firmati dal Presidente Zingaretti, che autorizzano le deroghe per l’assunzione
del personale sanitario, si nota che nel corso del 2015 sono poco più di una
decina, dei quali: uno riguarda l’ASL Rieti; tre l’ASL di Latina; tutti gli
altri si riferiscono alle strutture della capitale.
Prima
di continuare nell’analisi, è opportuno ricordare che durante la campagna
elettorale Zingaretti promise che le macroaree (la maggior causa del depauperamento
delle province per mantenere Roma al riparo da tagli e sacrifici) sarebbero
state eliminate. Purtroppo, queste sono state rimpiazzate, senza interpellare i
cittadini diretti destinatari di tali scelte, con tre
“Iper-aree”: Lazio nord (province di Rieti e Viterbo); Lazio sud (province di
Latina e Frosinone); area capitale.
Ora
collegando l’istituzione delle “iper-aree” con il fatto che le deroghe concesse
all’ASL di Latina permettono l’assunzione del seguente personale: due pediatri;
tre anestesisti; quattro cardiologi ed un dirigente medico per la
medicina nucleare, la conclusione alla quale si giunge è che in futuro la
sanità provinciale sarà subordinata, o relegata in secondo piano, rispetto a
quella della provincia di Latina, sede di D.E.A. di 2° livello. Appare quindi
verosimile che gli ospedali di Cassino e Sora non saranno mai potenziati e che
a Frosinone non verrà mai concesso il 2° Livello. Pertanto, la sanità provinciale
sembra destinata ad un lento ed inesorabile declino.
L’augurio è che l’ipotesi sia sbagliata e
che venga smentita dai fatti. Se così non fosse, in prossimità dei futuri
appuntamenti elettorali, alla popolazione sarà ricordato chi è stato il
responsabile di tutto ciò. Altresì, verrà ricordato alla gente chi, invece, ha
dato un considerevole apporto alla difesa del diritto alla salute, con
ferma opposizione a tali scriteriate scelte, ma soprattutto grazie alle proposte formulate - in favore
dei cittadini laziali - come l’istituzione del registro tumori.
Dott.
Fabrizio Pintori
Comitato Civico Art.
32 Sora
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