venerdì 5 giugno 2015

La sanità del territorio provinciale di Frosinone non gode di buona salute

Articolo apparso sul quotidiano L’Inchiesta di venerdì 5 giugno 2015 a cura del Comitato Civico Art. 32:

Il malato al centro dell’attenzione! Questo è il leitmotiv che dovrebbe indirizzare le scelte della sanità. E in provincia di Frosinone? La sanità gode di buona salute (scusate il gioco di parole) oppure no? A sentir il cittadino comune la risposta è no. Ad analoga risposta si giunge analizzando il numero delle strutture, dei posti letto e dell’offerta sanitaria in generale. Basti ricordare che, in breve  tempo, si è passati da tredici a soli tre presidi ospedalieri, generando la paura, spesso tramutatasi in realtà, di non riuscire a trovare nel territorio una risposta adeguata ai problemi della propria salute; costringendo le persone bisognose di cure a rivolgersi altrove, magari a centinaia di chilometri di distanza, con conseguente disagio ed  aggravio di oneri da sostenere, anche da parte dei familiari che li devono assistere.



          È sufficiente aggirarsi per i pronto soccorso, scorrere le liste d’attesa, recarsi ad un centro prelievi e parlare con le persone o vedere quante di loro sono costrette alla cosiddetta mobilità passiva, vale a dire, curarsi in strutture situate fuori dalla provincia. Senza dimenticare la scelta di affidare allo stesso primario reparti presenti anche negli altri ospedali. Per non sottacere della decisione di strutturare i laboratori di analisi ospedalieri secondo il modello “Hub & Spoke” (letteralmente: “mozzo e raggi”) che comporta ogni giorno l’invio di un numero elevato di provette dagli ospedali di Cassino e Sora verso quello di Frosinone (per svolgere analisi che una volta erano effettuate in loco) correndo  il rischio che i campioni possano danneggiarsi durante il viaggio.

         Per le persone la politica, quella con la “p” minuscola, è la responsabile della situazione. Infatti, la realtà provinciale, al momento, è ben altra ed è lontana dai toni di successo o rassicuranti espressi recentemente sugli organi di stampa da Zingaretti. Al riguardo, si è notato che nelle ultime settimane  vi è stata una sorta campagna mediatica - con vari articoli apparsi sui mass media - volta ad informare la provincia sulla qualità e sul miglioramento, attraverso investimenti mirati, dell’offerta sanitaria. Basti pensare che sono state fortemente pubblicizzate le aperture delle Case della Salute, dell’Hospice, della R.E.M.S. (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza). Anche l’aumento dei posti letto è stato ben pubblicizzato (peccato che si tratti di posti letto programmati ed attivabili in base al personale disponibile!). Sembra quasi che si voglia far passare il messaggio che non ci siano particolari problemi e che la sanità stia raggiungendo nuovi traguardi ed il suo futuro sia radioso. A questo punto viene da domandarsi: perché il Presidente Zingaretti ed il suo partito hanno avvertito questa necessità? Se le scelte politiche e programmatiche compiute sono valide e risolvono i problemi della sanità pubblica provinciale non dovrebbe sussistere questa necessità di chiarimenti o rassicurazioni. Anzi il Presidente e la sua maggioranza dovrebbero fare “la gara” per curarsi - in caso di necessità - in provincia di Frosinone.

          La sensazione avvertita dalla gente è che la politica abbia sempre premiato Roma (vista come responsabile della maggior parte degli sprechi e fonte di dissipazione dei fondi pubblici destinati alla Sanità) con il suo grande bacino elettorale, a discapito delle province. Sensazione acuitasi, soprattutto, nell’attuale momento storico che, a causa del piano di rientro, ha comportato grandi sacrifici nel resto della regione pur di evitare o ridurre al minimo i tagli sulle strutture romane.

          La domanda, pertanto, è: quale futuro la Regione ha riservato per la sanità nella nostra provincia? Per rispondere bisogna analizzare alcuni dati. 

            Fermo restando che si riconosce che, finalmente (!), dopo mesi di proteste e varie manifestazioni condotte da vari comitati e associazioni, dovrebbe arrivare un po’ di personale tra cui:  5 neurologi, (necessari per garantire l’apertura ed il funzionamento dell’Unità Terapia Neurovascolare dell’ospedale di Frosinone-Alatri); 2 medici per il Dipartimento di Emergenza di Frosinone-Alatri; 10 infermieri e 4 ausiliari. Si deve sottolineare come queste assunzioni rappresentino un goccia nel mare. Tutti gli ospedali stanno affrontando una situazione sempre più critica. Per cercare di rispettare i Livelli Essenziali di Assistenza (L..E.A.) è quanto mai urgente procedere all’assunzione di svariate figure professionali, non per potenziare i reparti, ma per consentirne l’ordinario funzionamento, considerato che si reggono sull’apporto ed il sacrificio di pochi medici. Questi, in molti casi, non hanno neanche la possibilità di “turnare” o di andare in ferie per mantenere aperti i loro reparti. Invece, si continua a ricorrere alle prestazioni straordinarie esterne che alla lunga - come riconosciuto dalla Corte dei Conti con Sentenza n. 33/2015 - sono meno convenienti dell’assunzione di medici a tempo indeterminato.

          Inoltre, scorrendo l’elenco dei D.C.A. (Decreti del Commissario ad Acta), firmati dal Presidente Zingaretti, che autorizzano le deroghe per l’assunzione del personale sanitario, si nota che nel corso del 2015 sono poco più di una decina, dei quali: uno riguarda l’ASL Rieti; tre l’ASL di Latina; tutti gli altri si riferiscono alle strutture della capitale.

          Prima di continuare nell’analisi, è opportuno ricordare che durante la campagna elettorale Zingaretti promise che le macroaree (la maggior causa del depauperamento delle province per mantenere Roma al riparo da tagli e sacrifici) sarebbero state eliminate. Purtroppo, queste sono state rimpiazzate, senza interpellare i cittadini diretti destinatari di tali scelte, con tre “Iper-aree”: Lazio nord (province di Rieti e Viterbo); Lazio sud (province di Latina e Frosinone); area capitale.

          Ora collegando l’istituzione delle “iper-aree” con il fatto che le deroghe concesse all’ASL di Latina permettono l’assunzione del seguente personale: due pediatri; tre  anestesisti; quattro cardiologi ed un dirigente medico per la medicina nucleare, la conclusione alla quale si giunge è che in futuro la sanità provinciale sarà subordinata, o relegata in secondo piano, rispetto a quella della provincia di Latina, sede di D.E.A. di 2° livello. Appare quindi verosimile che gli ospedali di Cassino e Sora non saranno mai potenziati e che a Frosinone non verrà mai concesso il 2° Livello. Pertanto, la sanità provinciale sembra destinata ad un lento ed inesorabile declino.

          L’augurio è che l’ipotesi sia sbagliata e che venga smentita dai fatti. Se così non fosse, in prossimità dei  futuri appuntamenti elettorali, alla popolazione sarà ricordato chi è stato il responsabile di tutto ciò. Altresì, verrà ricordato alla gente chi, invece, ha dato un considerevole apporto alla difesa del diritto alla salute, con ferma opposizione a tali scriteriate scelte, ma soprattutto  grazie alle proposte formulate - in favore dei cittadini laziali - come l’istituzione del registro tumori.


Dott. Fabrizio Pintori
Comitato Civico Art. 32 Sora

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